Vivisezione - Una mitologia moderna - Parte II
Mito 01 - Le persone che si oppongono alla vivisezione sono come i
nazisti.
Non ho elencato i “miti” secondo un
particolare ordine, ma se l’avessi fatto questo sarebbe
probabilmente rimasto al primo posto in quanto tra tutte le
affermazioni è la più oltraggiosa. Da dove ha origine
questa mistificazione dei fatti? In buona parte si spiega con il
fatto che Hitler, in un periodo della sua vita, adottò
probabilmente un regime dietetico pressoché vegetariano per
motivi di salute. Quanto detto, associato al fatto che, a quanto
pare, egli era molto affezionato al suo cane, un pastore tedesco,
si ritiene essere una prova sufficiente ad affermare che Hitler fu
una specie di attivista per i diritti degli animali! Un’altra
storia spesso riportata riguarda la disposizione emanata da
Göring nel 1933 che proibiva la vivisezione in Prussia.
All’epoca fu pubblicata una vignetta che rappresentava un
gran numero di animali da laboratorio nell’atto di rendere
onore a Göring. Ora, ciò che il proclama di Göring
significava per gli animali da laboratorio non aveva niente a che
fare con la fine della vivisezione in Germania, così come noi oggi la
intendiamo. Durante gli anni di guerra, in Germania
furono condotte sperimentazioni animali ed altre prove e, accanto a
queste, nei campi di concentramento ebbero luogo persino
sperimentazioni sugli esseri umani. Durante il regime nazista era
previsto per legge che medicinali ecc. venissero testati sugli animali
prima di un loro utilizzo sull’uomo.
Sulla base delle abitudini alimentari di un
singolo nazista e della presa di posizione a sfavore della
vivisezione di un altro nazista, si presume che sia logico trarre
la conclusione che vi sia un parallelismo diretto tra
l’attuale movimento anti-vivisezionista ed il partito
nazista, sebbene sia chiaro che la stragrande maggioranza dei
nazisti, o quanto meno dei gerarchi, non fu affatto contraria alla
vivisezione.
Nessun difensore dei diritti degli animali che
io abbia mai incontrato potrebbe essere descritto come un nazista.
In effetti, ho trovato solitamente che le perone che si preoccupano
degli abusi nei confronti degli animali si interessano allo stesso
modo delle violenze perpetrate ai danni delle persone e provano
orrore per ciò che è accaduto nella Germania
nazista.
Vi sono voci di gruppi di neonazisti coinvolti
in proteste per i diritti degli animali. Qualora ciò accada
in relazione al movimento per i diritti degli animali, il fatto
è increscioso esattamente come quando si verifica in altri
ambiti quali le partite internazionali di calcio oppure nel corso
di vertenze sindacali, come ad esempio per lo sciopero dei
minatori. Ricordo addirittura il caso in cui il candidato
conservatore per il Stockton South fu costretto a ritirarsi dalle
elezioni perché si scopri avere legami con il Partito
Nazionale Britannico ma, ciononostante, non giunsi mai alla
conclusione che il Partito Conservatore sia di matrice
neonazista.
Il movimento per i diritti degli animali ha
molti più punti di contatto con la lotta contro il sessismo,
contro il razzismo e così via, ed è ridicolo
paragonarlo ad un movimento fascista.
Mito 02 - La vivisezione è fondamentale nella ricerca di cure per
malattie quali il cancro o l’AIDS.
Penso che la maggior parte delle persone
istintivamente senta che la vivisezione è una pratica
moralmente ripugnante e perciò è naturale che i
vivisettori debbano tentare di stabilire un legame tra il
mantenimento di tale metodologia ed una non procrastinabile cura
contro i tumori e così via. Sebbene l’inutilità
di dati animali, perfino in questo campo, risulti sospetta, essi
possono almeno contare sul fatto che l’opinione pubblica
presterà favorevolmente orecchio alla loro causa e
potrebbero essere in grado di convincere molte persone che le
obiezioni morali sono soverchiate dai possibili benefici. Altri
tipi di vivisezione sono molto più difficili da
giustificare, come ad esempio i test su prodotti chimici ad uso
industriale ed agricolo, sui cosmetici e sulle relative materie
prime, e sui prodotti per la pulizia della casa.
Una procedura particolarmente riprovevole
è rappresentata dal test denominato Dose Letale 50% (LD50).
Alcuni tra gli stessi ricercatori sono contrari al test LD50, non a
causa di qualsivoglia forma di attenzione nei confronti degli
animali utilizzati allo scopo, ma perché considerano tale
procedura in termini di spreco di risorse umane ed inoltre
costituisce un potenziale pericolo per gli uomini a causa della
scarsa affidabilità dei risultati ottenuti. Per un certo
periodo di tempo sono stati resi disponibili dei metodi
alternativi, alcuni di essi facenti ancora sfortunatamente uso di
animali sebbene in numero drasticamente ridotto. Verso la fine del
2000 dei membri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo
Sviluppo Economico (OECD), che rappresenta le 29 nazioni con
maggior ricchezza, votarono per l’abolizione di questi test,
malgrado la resistenza iniziale da parte di America e Giappone. Si
spera che nel momento in cui leggerete questo scritto, la procedura
LD50 sarà stata eliminata, sebbene nel Regno Unito una sua
variante potrebbe essere ancora utilizzata per testare i vaccini.
L’LD50 fu introdotto nel 1927 come mezzo per stimare la
tossicità di sostanze chimiche sull’organismo umano e
deriva il suo nome dal fatto che il protocollo prevedeva la
somministrazione ad un gruppo di animali di laboratorio,
verosimilmente ratti, di prodotti chimici fino a causare il decesso
del 50% della popolazione in esame. Questa prova avrebbe dovuto
essere abolita già anni fa in quanto è stato
evidenziato che il suo utilizzo, nel Regno Unito, rappresenta una
violazione dello “Scientific Procedure Act” in
virtù dell’ accertata disponibilità di metodi
alternativi e se oggi ce ne stiamo finalmente sbarazzando è
grazie la lavoro di gruppi quali l’Unione Britannica Contro
la Vivisezione (BUAV).
Il “Draize eye test” viene eseguito
costringendo un certo numero di conigli
all’immobilità, ognuno nella sua gabbia
specificatamente progettata, formando una “coppa” con
la loro palpebra inferiore e riempiendola con la sostanza chimica
da testare. Gli effetti sugli occhi dei conigli vengono
scrupolosamente controllati e possono variare da una lieve
irritazione ad una grave deturpazione.
Alcuni scienziati sostengono che l’occhio
del coniglio è più sensibile dell’occhio umano
mentre altri affermano il contrario, inoltre ci si pone ampiamente
la domanda se gli effetti a breve termine dovuti alle sostanze
chimiche e riscontrati sugli occhi dei conigli possano dar qualche
indicazione sugli effetti a lungo temine che le stesse avrebbero
sugli occhi umani. Dopo la scomparsa del test LD50, questa
sarà probabilmente la prossima procedura consolidata ad
essere presa di mira e si spera che gli antivivisezionisti saranno
in grado di spingere verso l’adozione di metodologie
alternative che non prevedano l’utilizzo di animali.
Altre sperimentazioni sugli animali sono quelle
utilizzate per valutare la cancerogenicità e gli effetti
teratogeni di nuove sostanze chimiche e/o medicinali. Vi sono seri
dubbi scientifici a tal riguardo e sono disponibili centinaia di
esempi nei quali un medicinale od una sostanza chimica possono
avere un tipo di effetto su alcuni animali ma un esito totalmente
differente su gli uomini o su altre specie animali.
Uno dei fallimenti più clamorosi in
ambito di sperimentazione animale è stata
l’incapacità di dimostrare la correlazione tra fumo e
cancro ai polmoni, correlazione definitivamente stabilita grazie
agli studi effettuati prendendo invece in esame la popolazione
umana.
Un ulteriore uso della vivisezione è
recentemente (Settembre 2000) assurto alla ribalta della cronaca in
seguito alla denuncia del Daily Express nei confronti
dell’Imutron/Huntingdon Life Sciences (HLS), nella quale
veniva messa in risalto l’eccessiva sofferenza inflitta a dei
babbuini non nati in cattività. In uno di tali esperimenti
nel collo dei babbuini veniva trapiantato il cuore di maialini
transgenici.
[ Continua... ]
Tratto dal sito: www.catleugh.freeserve.co.uk
Versione originale: http://www.catleugh.freeserve.co.uk/vivmyths.htm
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