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Cosmetici e sperimentazione animale - Parte II
2. Lo Standard internazionale "Non testato su animali" e le etichette
Si noti che, ad oggi, non è imposto per legge il test sul
prodotto finito, si parla sempre di ingredienti: è il test
fatto sugli ingredienti a essere la discriminante tra prodotto
"cruelty-free" o meno.
Il test sul prodotto finale, non essendo obbligatorio per legge,
non viene fatto quasi da nessuno, a parte da poche ditte
particolarmente "crudeli" che testano su animali anche il prodotto
finito, come la Procter&Gamble, e che sono quindi da boicottare
in modo particolare.
La definizione di "cruelty-free" è opinabile: potremmo
definire cruelty-free solo quelle ditte che usano ingredienti della
positive list (ingredienti presenti sul mercato prima del 1976,
anno in cui è entrato in vigore l'obbligo dei test su
animali specifici per i cosmetici), ma sono troppo poche. Sono 5:
la linea Progetto Gaia, Lakshmi, Linea Cosmica di Finestra sul
Cielo, Lush, Hedera Natur.
È nato così lo Standard internazionale "Non testato
su animali" che dà una definizione meno stretta ma
completamente accettabile ed efficace. Una ditta, per essere
cruelty-free nel senso stabilito dallo Standard stesso deve:
- Non testare su animali il prodotto finito, né
commissionare a terzi questi test
- Non testare i singoli ingredienti, né
commissionare a terzi questi test
- Per gli ingredienti comprati già testati dai
fornitori, deve dichiarare che questi test sono avvenuti prima di
un dato anno a sua scelta (per esempio, 1995), e impegnarsi a non
comprare ingredienti testati dopo quell'anno. Il che significa NON
usare più alcun ingrediente (chimico, di sintesi) nuovo.
Mentre può usare ingredienti completamente vegetali o anche
di sintesi ma già in commercio prima dell'anno scelto.
Così facendo, non si incrementa di fatto la
sperimentazione su animali, solo che la data non è il 1976
ma un'altra data scelta da ciascuna azienda. Ovviamente, questi
prodotti non sono cruelty-free nel senso che i loro ingredienti non
sono mai stati testati su animali, e
questo vale anche per quelli che usano ingredienti delle Positive
List, perché anche la maggior parte di quegli ingredienti
sono stati, in qualche momento del passato, provati su animali. Ma
sono cruelty-free nel senso che non incrementano la sperimentazione
su animali. Quel che è fatto è fatto, ma da un certo
anno in poi nessun animale in più dovrà morire per
creare questi prodotti.
Nota: Una precisazione per i più
pignoli: i test presi in considerazione da questo Standard sono
solo i test specifici per i cosmetici, NON quelli di base. Questo
significa che, in teoria, una ditta potrebbe usare ingredienti
testati su animali per i test di base, ma non per i test cosmetici.
Ma questo non è possibile, dato che i test specifici per i
cosmetici sono obbligatori, e quindi se viene creato un nuovo
ingrediente questo deve essere sottoposto sia ai test di base sia a
quelli specifici per i cosmetici. Di fatto, dunque, assicurare di
non compiere test cosmetici dopo una certa data equivale ad
assicurare di non usare alcun ingrediente nuovo. Per questo motivo,
questo Standard ha senso anche per i detersivi, per i quali non
sono previsti test aggiuntivi come per i cosmetici, ma solo quelli
di base. Se si assicura di non usare nuovi ingredienti a partire
dalla data fissata, si è certi di evitare nuovi test su
animali anche per questi prodotti.
Ingredienti di origine animale
La definizione di cruelty-free qui indicata,
comprende solo la questione dei test su animali, ma non l'eventuale
provenienza degli ingredienti usati. Quando gli ingredienti
derivano da sfruttamento e uccisione di animali, anche se non
testati, non possono comunque essere considerati cruelty-free.
Questi ingredienti sono: grassi animali, olii animali, gelatina
animale, acido stearico, glicerina, collagene, placenta, ambra
grigia, muschio di origine animale, zibetto, castoreo, latte,
panna, siero di latte, uova, lanolina, miele, cera d'api.
Le ditte che aderiscono allo Standard per lo più evitano di
usare questo genere di prodotti, quindi sono cruelty-free anche
sotto questo punto di vista, ma conviene controllare gli
ingredienti prima dell'acquisto.
Etichette
Le etichette - simboli e diciture più o meno
dettagliate - che si trovano su cosmetici e detersivi
non hanno alcun valore per quanto concerne l'adesione
allo Standard di cui sopra, e quindi l'effettiva assenza di
"crudeltà" nel prodotto in questione.
La dicitura "Non testato su animali", "Contro i test su animali",
"Testato clinicamente", "Testato dermatologicamente", oppure il
simbolo del coniglietto non hanno alcuna importanza, perché
per lo più indicano solo che il prodotto finito non è
testato, ma questo, come abbiamo visto, vale per quasi tutte le
ditte, e non è quindi una discriminante. Ciò che
veramente importa è che i singoli ingredienti non siano
testati su animali. E questo non è assicurato da alcuna
dicitura o simbolo. O meglio, esiste un simbolo che rappresenta lo
Standard, il "leaping bunny" (coniglietto che salta) circondato da
stellette gialle, ma non è un simbolo che ha avuto un gran
successo e praticamente nessun prodotto lo riporta.
Quindi, la discriminante per essere cruelty-free è
l'adesione allo Standard, ma questo non è riportato in
alcuna etichetta: occorre conoscere la lista delle ditte che, o
hanno aderito formalmente allo Standard, o hanno rilasciato una
dichiarazione in cui affermano di rispettare i requisiti dello
Standard.
[ Continua... ]
Tratto dal sito: www.consumoconsapevole.org
Versione originale: http://www.consumoconsapevole.org/07cosmetici-c.html
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